Scacciato dalla mia terra
a piedi scalzi
sono venuto a bussare
al tuo paese
così splendente di luci
dalle strade ordinate e pulite.
Ho desiderato anch’io
– triste peccato –
le scarpe ed una casa ricca
lucida di mobili.
Ma la madre di Cristo
è mia madre
anch’ella scacciata
da ogni locanda del mondo,
di paglia e fieno
è ancora il mio letto
mentre, sotto le coperte
e sottili lenzuola,
riposa il tuo morbido corpo
bianco.
Eppure fino allo sterminato orizzonte
giungeva la mia terra.
Alberi giganteschi
stormivano al sole
intorno al grande fiume
buono
e nella prateria galoppavano
mandrie di animali
abbastanza per calmare la fame.
Ora non è più la mia terra.
Altri mi hanno preso tutto
coi fucili
ed hanno usato la mia donna
illudendola con brillanti
cocci di bottiglia.
Poi il padrone ha chiuso le sue frontiere
e ancora e ancora
sono gettato su carrette
di navi affastellato e
affondato.
No, non avranno cibo
né giochi i miei figli
dagli occhi scuri
né medicine a salvarli
dal male.
Non giocheranno sulle strade
ordinate e pulite del tuo paese
e non esiste luogo
dove possano stare.
Non è loro diritto la vita,
la gioia, l’amore…
Ahi! Sento l’acqua scorrere
gorgogliante,
i pesci guizzare tra
lame di luce
e le ombre fresche
delle grotte di foglie
verdi
là, nel mio Paradiso,
dove camminavo felice
a piedi nudi.
Una poesia che mi ha commosso per la sua profondità e semplicità.
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