Avvistata un’ombra
là sedevamo, il nonno ed io,
su un giaciglio di fortuna ,
sul terreno appena smosso.
Il lamento incalzante delle cicale
a martellare il tempo,
a scandire il ritmo delle stagioni ,
ad esasperare la fatica dell’uomo.
Un sorso d’acqua a placare l’arsura,
un frutto a calmare i morsi della fame,
un racconto a cucire gli intervalli del tempo.
Allora la sua mano prendevo
i solchi della vita ad osservare,
i segni della fatica a scrutare,
la storia della sua vita ad ascoltare.
Esili dita in un palmo ampio e capace,
occhi attenti in uno sguardo vissuto
il tatto a stringere una passione
l’orecchio attento a captare i sussulti di una vita
e a cogliere le pacate parole dalla saggia consistenza.
Poesia segnalata al Premio internazionale di poesia Piccapane
Segnalata per cosa?
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Come sempre non accetta chi ha opinioni diverse dalla sua..
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Quanti ricordi suscita la poesia di Elisa! Ed è bello quando le parole danno emozioni e dipingono immagini nei nostri occhi.
Il sentire chiama parole, come note suono su rigo ed è bello quando anche noi sappiamo far sentire la nostra musica.Fortuna ha chi sa coglierne la bellezza e la sa gustare.
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Un sorso d’acqua a placare l’arsura,
un frutto a calmare i morsi della fame,
un racconto a cucire gli intervalli del tempo. così poetica e bucolica, campestre …natura…dove l’uomo e i bambini ci si ritrovano…
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