Là, sulle scale del vecchio mulino
la porta del tempo e le travi d’oro;
volta al sole, respira il mezzogiorno.
Canto d’acqua, traspare nel vociare
sui fianchi d’una mola a sgranare giorni
di donne dal volto di mille rughe
piccoli fiori dipinti al tramonto.
Semina ancora la mano nel campo
la sporta è piena, distesa al morire
di semi sparsi al soave maggese
nel solco amato, di un pezzo di pane.
Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane
La dolcezza di tutto ciò che si lega alla terra, ritorna indiscussa e profonda disegnando un quadro di luce e colore che è impossibile non amare e non sentire scendere nel cuore. Chi scrive in versi non ha il pennello, ma quel che fa vedere è più completo di qualunque tela.
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Bella! Con quella misura di ermetismo che non guasta. Ha quel respiro ampio, lento che segue i ritmi della terra.
Terra madre, amata e specialmente vissuta.
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