Le macchine fotografiche piangono
In un mondo in cui noia e conseguente nulla
prevalgono sulla realtà apparente
ci si invecchia prematuri
cercando continuamente ciò che mai saremo,
o che comunque ci sarà privato
e a quel punto
non ci saranno più
immagini da immortalare
niente più battaglie da combattere
ma solo il ricordo
di una guerra che hai sempre perso
ma in cui non sei mai morto.
Il poeta ha dà al mondo uno sguardo disincantato, si lascia prendere da una visione pessimistica senza orizzonti tinti di speranza.
Sono momenti in cui la penna si lascia trasportare da un pensiero pessimistico su cui noi vogliamo aprire uno squarcio di cielo chiaro, pensando che al poeta è sempre concesso rappresentare il momento.
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La partenza dalle macchine fotografiche è bella è certamente originale, Rimarchevole il finale. La brevità da slancio alla poesia. Certo è un po’ mesta, ma non è questa una delle corde preferite dai poeti?
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La realtà della fotografia, può portare a prospettive diverse, a seconda del punto di intenzione e della storia che si vive. Pretendendo che il mondo intorno è fatto di noia, non si agevola un presente attuale, che invece è molto più ricco di capacità di interesse, fra contesti e sperimentazioni molto varie, ricche e fruttuose di significati.
Quasi si nota una persona che appassisce in fretta, senza fermarsi a cogliere un valore culturale e intenso, che la propria ricerca, può far migliorare e valorizzare e non dimenticare nella poca accortezza.
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