Ne senti il profumo quando cammini
te la porti dentro se parti e vai via
sono germogliate piante e destini
l’arguzia dei contadini e l’allegria
che se ne prendono cura nella fatica
portandone i segni sul corpo
ripetono gesti di una storia antica
è come un mare che non ha porto
spesso viene dall’uomo insultata
che non ne capisce il vero valore
a volte è crudele e può essere ingrata
la si corteggia col lavoro e il sudore
è come una donna dai forti fianchi
che si mostra con i figli generosa
e alla sera quando tornano stanchi
gli prepara la buona cena premurosa
nei giorni di festa indossa i fiori
è bella direi in tutte le stagioni
e ti rapisce con gli infiniti colori
ti stuzzica con insetti e pungilioni
ci sono gli angoli incolti e nascosti
dove la natura ancora comanda
magici splendidi fantasiosi posti
dove svanisce poi ogni domanda
in lei la corsa dei chiassosi bambini
ma non nasconde mai la sua durezza
è sincera, per l’occhio non ha confini
come non percepirne la forza e bellezza
certo è necessario conquistarla
con la terra c’è sempre da imparare
peccato per chi non riesce ad amarla
e non capisce cosa si deve apprezzare
appare sempre diverso il raccolto
e la resa poi non è sempre buona
ma nella terra c’è il nostro volto
e si deve trattarla come una persona
perché la sua grazia si può vedere
quando poi ti siedi felice a tavola
la trovi in ogni cibo e nel bicchiere
così la sua dura realta diventa favola
Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane
Visione della terra gustata, goduta, sfruttata, amata. Visone che si porta dentro nell’essere, nel fare , nella personale storia, nella propria identità. La terra siamo noi nel nostro respiro e nello sguardo che l’accarezza e l’ama.
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Traspare l’amore vissuto, sentito, per la Madre Terra in ogni sua espressione. Ammirevole l’uso, ormai abbandonato, per la rima. Però anche un piccolo sforzo per la punteggiatura, data la lunghezza del testo, non sarebbe guastato.,
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