L’ometto mangia-nuvole by Marta Vedruccio

Racconto fiabesco nato passeggiando sul litorale Adriatico tra Torre dell’Orso e Roca. Una nuvola rosa era come staccata dal cielo e più vicina alla terra. Un amico, con cui passeggiavo, scherzando, ha fatto finta di mangiarla. Era contento, ha riso e io ho riso con lui. La mia fantasia ha creato l’ometto mangia-nuvole per dire che si possono scacciare le nuvole, si può essere felici e contaminare il mondo di felicità.

Fairy tale born while walking on the Adriatic coast between Torre dell’Orso and Roca. A pink cloud as if deatached from the sky and closewr to the earth. My friend, who was walking with mejokingly pretended to eat it. He was happy, he laughed and I laughed with him. My fantasy created Little Cloud-Eating Man to say that we can chase the clouds away, we can be happy and contaminate the world with happiness.

Litorale adriatico. Torre dell’Orso-Roca (Le)                        14 gennaio 2022

L’ Ometto mangia- nuvole.

A gennaio il cielo corre sulla terra del mare.

Il sole s’affanna a star dietro a tutto quell’ agitarsi, di onde in boato, di fronde sferzate, di radici per aria, di sedie deserte, di saluti lontani, di puoi o non puoi …

<< Puoi mangiare una nuvola?>>. Chiese la bambina al suo amico.

<< Certo! Non vedi?>>.  Le rispose lui.

Quel suo caro amico altro non era che il simpatico ometto mangia-nuvole, addetto al mirabile compito di mangiare le nuvole che s’avvicinano troppo alla terra.

<<Mmm, come devono essere gustose le nuvole – pensò la bambina – di zucchero e rugiada, di frutta e pinoli, di uva e di brace, di liquirizia e cannella, di risotto con gli spinaci. Ecco perché l’ometto stava a saltellar così lieto dopo averne mangiato! >>.

A piedi dritti, le gambe a molla gli facevan: << Tic toc, tic toc, drin drin! >>. E gli volava il sorriso dai denti, cosicché tutti ridevan senza un perché.

 << Drin drin, tic toc! >>. La bambina lo salutò: << Ciao caro amico, torna presto, torna a trovarmi! In un giorno di vento, così ci saranno tante nuvole sbadate e potrai mangiarne a volontà; e anche io, magari, potrò imparare, potrò mangiare le nuvole e far ridere tutti a volontà! >>.

E mentre questo accadeva il cielo correva e il sole si affannava a star dietro e così si lanciava sui muri cambiando colore, cambiandolo ancora, ancora ed ancora…

Mentre la luna, non curante e con calma, non curante e con calma diceva: << Dov’è che correte? >>. E sul tettuccio di un’auto, ecco la sera.

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